Eric Heidsieck: The Complete Erato & Hmv Recordings
N**X
A great box
Éric Heidsieck is one of the great pianists of the recorded age, though he generally receives too little appreciation. This box covers his major label releases, though he continued to record for French and Japanese micro-labels until quite recently. (Those recordings are uniformly good, too, though sometimes in sketchy sound.)This box is anchored by one of the great Beethoven sonata cycles. I consider it a top ten choice among the 116 cycles I've heard (109 if one insists on only including sets that have all 32 sonatas). Heidsieck's style is idiosyncratic (never more than in Op 28), but his idiosyncrasies in tempo and dynamics never just occur and always help the music. One of the great benefits of this box is that the buyer gets two other recordings of Op 106, resulting in the listener getting three of his four recordings. How bold must a teenager be to start off his recording with the Hammerklavier, and then to pull it off fairly well on top of that. To be sure, his complete cycle recording is the best of the lot.But it's not just Beethoven. One gets some of the best ever Hindemith, for instance. And how often does one mention Hindemith so prominently? One also gets some super Mozart concertos, though the transfers are not the superior Toshiba reissues. And Handel, yes, Handel. Heidsieck's later complete set of suites is up there with Ragna Schirmer for complete sets, and these earlier recordings are more or less as good. Factor in the four hands/two piano pieces with his the pianist's wife Tania, and the chamber music with Paul Tortelier - brilliant Beethoven, perhaps overdone Faure - some Mendelssohn, Brahms (!), Couperin (!!) and some other items, and this is one of the great piano box sets of the century so far, and probably ever. And that is not hyperbolic. A great box.
M**K
There's a Reason I'd Never Heard of Him in My 60 Years of Listening to Classical Music
He's not ver good.
A**N
Le esplorazioni del giovane Heidsieck
Èric Heidsieck, classe 1936, è stato sicuramente uno dei pianisti più attivi e versatili del secondo Novecento: in circa un settantennio di carriera gli si accreditano qualcosa come duemila recitals, con una discografia in proporzione e un repertorio capace di spaziare dal Barocco ai contemporanei, da Beethoven a Fanny Mendelssohn. Il che induce a ritenere che, se non è diventato un’autentica star del concertismo internazionale, sia stato soltanto perché in lui lo spirito di servizio prevaleva sul protagonismo. È però sufficiente una qualunque delle sue incisioni a farci comprendere che abbiamo a che fare con uno di quei solisti con cui non si spreca mai il prezzo del biglietto, e di cui è anzi difficile non innamorarsi al primo ascolto.Un eloquente spaccato del suo repertorio e della sua personalità ci è offerto da questa raccolta di 27 CD che presentano le incisioni realizzate per la EMI e la Erato tra i venti e i trentacinque anni.Al centro della panoramica spicca il ciclo beethoveniano inciso tra il 1967 e il 1973. L’epoca è esattamente la stessa in cui per la medesima etichetta andava nascendo la prima integrale di Barenboim, e questa di Heidsieck, confermando l’interesse della major londinese per i talenti emergenti, le si affianca come una quasi perfetta antitesi. Se Barenboim sembra trasporre sulla tastiera la concezione augusta, granitica e un poco statica del suo mentore Klemperer, Heidsieck, perfezionatosi con Cortot e Kempff, coniuga la magia timbrica dell’uno e la lineare lucidità di visione poetica e strutturale dell’altro, offrendoci un Beethoven in cui la chiarezza di linee si sposa alla verve, alla delicatezza e a un’inesauribile ricchezza di sfumature nel tocco e nei colori.La propensione francese al rubato non influisce più di tanto su questa concezione perché si manifesta solo episodicamente e va di solito a incidere sul tessuto microstrutturale più che sulle linee conduttrici del discorso, dove i tempi si presentano per lo più sostanzialmente regolari. Fra i pochi spunti che fanno avvertire la sensazione di una sensibilità estranea alla tradizione tedesca si segnalano certi “staccati” nell’adagio della Waldstein, mentre il gioco congiunto di staccati e rubati produce effetti estremamente fantasiosi nell’op. 81, specie nello sviluppo del primo movimento (questa sonata dev’essere particolarmente congeniale ai pianisti francesi, perché anche Casadesus ne dava una lettura memorabile).Fra gli autentici momenti magici, dove il pianista sfoggia una speciale propensione a galvanizzare pagine di solito prese in sottordine dagli interpreti, si segnalano certi andanti di stampo dionisiaco-umoristico ad andamento rotatorio come quelli delle op. 28 e 14 n. 2; o la verve smagliante sfoggiata negli ultimi due tempi dell’op. 22; o ancora la fantasia agogica e timbrica che impreziosisce gli ultimi due dell’op. 10 n. 3 o quelli dell’op. 28.Nel complesso, come maggiori riuscite si possono segnalare, oltre appunto alle op. 10 n. 3, 28 e 81, l’op. 78, tanto delicata quanto frizzante, l’op. 54, incisiva e briosissima, i due dittici op. 14 e 27, la Patetica (con suggestivissimi effetti perlati, specie nel secondo tema del primo movimento).Un discorso a parte meritano le ultime sonate. Della Hammerklavier, che il pianista ventunenne scelse coraggiosamente per i suoi esordi sotto l’egida del vecchio Nipper, esistono addirittura tre versioni: oltre a quella d’esordio e a quella dell’integrale ne abbiamo una terza incisa nel 1958 e qui presentata in prima assoluta, che si distingue dalle altre per il tempo più veloce dell’adagio. In tutte e tre le versioni alla solida visione strutturale fa riscontro un variegato e umanissimo ventaglio timbrico e dinamico, dominato da sonorità perlate che esprimono il meglio di sé nel primo tempo (secondo tema ed episodi fugati dello sviluppo) e soprattutto nell’adagio.Va da sé che simili carismi trovino un territorio ancora più congeniale nell’Arietta della 111 e nelle due sonate intimistiche, le op. 109 e 110: in queste incontriamo del resto anche qualche sprazzo di umorismo, non solo negli scherzi (quello della 110 è contrassegnato da un trio leggero e velocissimo) ma anche in alcuni passi delle soavi variazioni della 109, che per varietà di timbri e di atmosfere segnano probabilmente il vertice interpretativo assoluto dell’intero ciclo.Unico motivo di relativa perplessità sono le soluzioni ondivaghe in fatto di ritornelli, che vengono osservati o tagliati un po’ a casaccio, senza che sia dato individuare un criterio guida (epoca, dimensioni o quant’altro): per la cronaca, le “vittime” dei tagli sono le sonate n. 2, 4, 5, 6, 11, 16, 18 e il finale dell’Appassionata.Il panorama beethoveniano è completato dalle variazioni in do minore e mi bemolle maggiore (niente Diabelli, purtroppo) e dall’integrale violoncellistica (sonate e variazioni) realizzata a fianco di un mostro sacro come Paul Tortelier, elegante, flessuosa e carezzevole quant’altre mai.Se il lascito beethoveniano occupa complessivamente quasi metà della silloge, il resto dell’assortimento testimonia la non comune varietà d’interessi del nostro pianista. Così, ad esempio, apprendiamo che Heidsieck ha preceduto di vari anni Gould e Richter nell’interesse per le tre sonate di Hindemith, delle quali offre una lettura esemplarmente snella e ariosa (mirabili soprattutto le parti fugate). Connotati che incontriamo anche nelle Suites di Haendel, altro territorio dove il Nostro ha precorso Richter e Gould: qui ne troviamo metà, ma successivamente avrebbe realizzato la serie completa. Mentre per l’integrale dei 13 Notturni di Fauré rimane di fatto l’unico interprete di spicco in lizza, ed è dato credere che lo rimarrà ancora a lungo.Del tutto assenti Bach, Schubert e Schumann, Mozart è rappresentato dalla Fantasia K. 475 e dalle sonate in do minore e la minore, eleganti e affilate, e da alcuni dei concerti più noti (n. 20,21,23,24,25,27) con la Philharmonia diretta da André Vandernoot; le cadenze, dove mancano quelle originali, sono dello stesso Heidsieck. In rappresentanza del repertorio con orchestra abbiamo inoltre i concerti n. 1 di Chopin e Liszt con l’orchestra Colonne diretta da Pierre Dervaux.L’interesse per i settori meno frequentati del repertorio è confermato dai brani per due pianoforti incisi con la moglie Tania, che comprendono la sonata in fa minore di Brahms (dal quintetto op. 34) e il quasi sconosciuto Concerto patetico in mi minore di Liszt, pagina d’impianto ciclico a mezza via tra la Sonata e il Concerto n. 2.Nel campionario di musica francese si segnalano l’integrale violoncellistica di Fauré, sempre con Tortelier, e alcuni assaggi di Debussy e Ravel, il più consistente dei quali è rappresentato dal sottile quanto proibitivo Gaspard de la Nuit (di Scarbo c’è anche una variante a parte).La raccolta include anche una sorta di mini-enciclopedia trasversale della variazione, dove, oltre ai cicli già citati di Beethoven per pianoforte e per violoncello e alle variazioni comprese nelle Suites di Haendel, s’incontrano le Sérieuses di Mendelssohn, quelle su un tema di Haendel di Brahms (trattate con un virtuosismo un po’ secco, meno intimamente vissuto rispetto alle serie beethoveniane), quelle in fa diesis minore di Fauré e, dulcis in fundo, le Folies di Couperin, per le quali il Nostro ricrea sul pianoforte un clima para-clavicembalistico assottigliando le sonorità e realizzando la profluvie di abbellimenti richiesti, compresi quelli più difficili da attuare sullo strumento moderno. Il box, come da standard Erato, è strutturato a scatola di fiammiferi svedesi, con il raccoglitore estraibile che scorre nella custodia di cartone.Note di Jean-Charles Hoffelé in inglese, francese e tedesco.
J**G
Du très beau piano
Jeune comme aujourd’hui, le pianiste Eric Heidsieck porte beau. Et il y a dans son jeu cette fière et altière allure. C’est avec lui – et son voisin champenois, Jean-Philippe Collard – que j’ai découvert le piano de Fauré. Puis j’ai aimé l’irrésitible fougue de ses concertos de Mozart, où un grand chef belge aujourd’hui bien oublié – André Vandernoot (1927-1991) partageait ses élans juvéniles. Même si ses sonates de Beethoven n’étaient pas mon premier choix (Kempff !) elles n’étaient jamais très loin de ma platine. Eric Heidsieck s’est fait le champion du maître de Bonn – ce qui était plutôt insolite pour un pianiste français dans les années 60. A plusieurs reprises, il en a donné l’intégrale en concert, notamment au Japon où il est l’objet d’une véritable vénération, alors qu’il est devenu très rare dans son pays natal ! Et puis ces raretés – que j’ignorais ! étaient-elles même jamais parues en CD ? – Hindemith, les trois sonates de 1936, Haendel, ces suites que Heidsieck mettait fréquemment à ses programmes (et qu’un Richter ne dédaigna pas de jouer à la Grange de Meslay), et finalement assez peu de musique française, à la notable exception de Fauré, souvent en duo avec sa femme Tania. Découverte aussi pour moi que ce 1er concerto de Chopin, que Pierre Dervaux, à la tête de l’orchestre Colonne, empoigne avec une fièvre contagieuse.
U**K
An outstanding complete set of the Beethoven Sonatas
If you go for these types of sets, you are most likely someone who enjoys to listen to piano music. The name Heidsieck is not one of the best known once, but reading up on reviews, you quickly learn more about him. I Most of the set is good to very good. The complete set of Beethoven's Piano Sonatas is outstanding. Maybe not on the level of the (incomplete) Gilels set, but a close second or in there with a mix of very good sets (think your Alfred Brendel or Richard Goode or whatever you do like). Only few sonatas are not catching your ear, and most of them have an individual perspective to them ... I can share the few of the author of the notes included ... it has a french feel to the take on Beethoven (instead of the German one that prevails on most other sets). A very welcome addition, and one can recommend.
U**O
Eric Heidsieck Le incisioni Erato e Hmv complete
Finalmente un box di questo straordinario pianista, che ci ha lasciato delle stupende interpretazioni di Haendel, Mozart, Beethoven, Chopin e diversi altri compositori. Posso dire che qui c'è un tesoro discografico di immenso valore.Le sonate di Beethoven sono meravigliose, in particolare le ultime, la monumentale Hammerklavier op. 106 e la op.111. Dell''Adagio della Hammerklavier, poi, abbiamo due incisioni! E qui si sente davvero un qualcosa di vellutato e originale...Mi hanno molto colpito le Partite per clavicembalo di Haendel, che mi sono state rilevate in tutta la loro eleganza.Heidsieck è stato un grandissimo pianista, più raffinato che virtuoso, tanto che il suo nome fa pensare a una notissima marca di pregiati champagne. Sono pienamente soddisfatto di questo pianista, che fa onore alla Francia. Buon ascolto!
A**.
Un grande pianista sottovalutato
Davvero un grande piacere, in attesa della ripubblicazione dell’integrale delle Suites di Haendel
Trustpilot
2 months ago
1 day ago